domenica 29 marzo 2009

La via dei Simboli

Dall’articolo “La via dei Simboli” di A. Saggio, in riferimento al Guggenheim di Gehry:
“…la sua architettura forma e conforma l'ambiente come la cattedrale gotica che intesseva attività e formava con le sue diverse strutture la piazza principale, quella adiacente del mercato, gli edifici, le zone per le manifestazioni e gli eventi.…”
Nel medioevo l’edificio-simbolo per eccellenza è la cattedrale gotica che con il suo sviluppo verticale trasforma una città in collettività;
secoli dopo con l’avvento dell’architettura modernista, il concetto di simbolo acquista un’accezione negativa legandosi ad esperienze dittatoriali e viene quindi abbandonato.

Negli anni ‘60 Utzon con il suo progetto per l’Opera House scardina questo rapporto donando nuova dignità all’edificio-simbolo, che torna ad essere catalizzatore, accentratore, segno di riconoscimento; più tardi Gehry costruisce il Guggenheim di Bilbao, che immediatamente aggrega ed identifica una collettività.
Il cerchio si chiude: l’edificio torna ad avere una forte connotazione simbolica che offre due differenti livelli di lettura: uno rappresentato dalla funzione, un altro legato alla forma che trasmette significati al pubblico che lo vive.
Nei regimi dittatoriali, il simbolo genera un monumentalismo imposto dall’alto, non vissuto; nelle architetture contemporanee (così come nelle cattedrali medievali) l’edificio torna a rappresentare un fatto civico in quanto voluto ed utilizzato dalla collettività.
“Questo è un tempo in cui gente più numerosa si mescola assieme, per aiutarsi reciprocamente e far funzionare le cose".
L’architetto (e quindi Gehry) sembra considerarsi parte di quella “gente” e con il suo talento crea qualcosa che si trasforma in simbolo perché “mescola la gente”, la fa stare bene.
Perché torna il Simbolo?? Torna perché se ne ha bisogno e Gerhy capisce questo. È tornato il simbolo perché necessario.

Nessun commento: