lunedì 27 aprile 2009

EISENMAN DIGITALE


Luca Galofaro, Eisenman Digitale uno studio dell’era elettronica, Testo & Immagine, Torino, 1999.



Architettura critica

E. considera gli edifici lezioni di architettura che devono insegnare ad essere trasgressivi per rendere diverso lo spazio. Lettura e commento si fondono in un unico atto creativo che si oppone alle regole prestabilite distaccando l’architettura dalla sfera dell’utile o del significante.

Nasce così una architettura critica basata sulla convinzione che la forma influisca sulla realtà sociale legandosi al significato attraverso il simbolo.

L’architettura è quindi divisa in due interpretazioni contrastanti:

infrastruttura tecnologica: puro esercizio tecnico,

forma come veicolo di significato.



Eisenman (E.) e Piranesi (P.)

E. trova in P. un punto di partenza per lo sviluppo della sua visione post-critica dell’architettura.

P. con la prospettiva e E. con il computer cercano uno strumento per rappresentare il gusto per le sovrapposizioni, il frantumarsi della linea in segmenti, il montaggio di più punti di vista, la scomposizione della forma.

Il colore rafforza i contrasti, l’uso di diagrammi e progettazione CAD lascia che le forme entrino dentro altre forme rendendo coinvolgente lo spazio e liberando la partecipazione emotiva.







Per lo stesso scopo P. usa la prospettiva.

Singoli elementi che si ripetono all’infinito costringono l’osservatore a ricostruire virtualmente il suo percorso e la sua posizione. Lo spazio diventa coinvolgente.

La prospettiva, come il computer, non è solo uno strumento ma un sistema di lettura: nelle Carceri, è difficile trovare un sistema di archi che proceda all’infinito, in E. la fluidità è interrotta da volumi che tagliano i percorsi, lo spazio diventa una scoperta continua. Grazie al computer E. lavora sullo spazio che prima è modellato dall’esterno e solo dopo è sezionato e “lavorato” all’interno.

Mentre P. crea il movimento attraverso un elemento statico, E. sfrutta un sistema dinamico.

P. guarda e deforma forme classiche mentre E. fonde forme moderne modificate in base a diagrammi generati dal movimento di cristalli liquidi, onde celebrali ecc.

Come lavora Eisenman

Lo studio è un open space nel quale si lavora tutti insieme, come un’aula universitaria. Fondamentale è il controllo dello spazio 3D, la progettazione si basa sulla ricerca che sviluppa un percorso attraverso varie strade praticabili: le informazioni generano spazi possibili.

Elaborando prima varie informazioni in testi, figure e progetti si rappresenta ciò che già esiste per poi studiare infinite combinazioni creative attraverso varie tipologie di rappresentazione: plastici, studiati dall’esterno ma anche dall’interno; modelli diagrammatici sovrapposti ai tradizionali anche attraverso geometrie non euclidee; modelli informatici che dialogano con tutti gli altri.







Il progetto evolve dal continuo discorso fra uomo e macchina in base ad una strategia che lega tema da progettare, luogo e tradizioni locali; da queste tracce nasce la forma 3D che si fonde con i modelli precedenti destabilizzando lo spazio cartesiano (senza forma) e creando spazi vuoti (in between) fra gli edifici ma anche fra tutti i progetti possibili che E. deforma e manipola.

Per Architettura elettronica si intende, quindi, la progettazione attraverso tecniche elettroniche, che non si limitano alla sfera rappresentativa ma liberano anche la fase creativa muovendo e deformando lo spazio ancora prima di crearlo.

Il computer elabora ed accelera il pensiero le idee diventano informazioni che interagiscono con altre discipline: matematica, fisica, biologia.








Di particolare interesse è il modo in cui E. in maniera totalmente digitale gestisce la nascita e lo sviluppo dell’idea che viene manipolata e modellata come se fosse già reale grazie alle tecniche elettroniche.

E. sviluppa il concetto di edificio senza asse, non rappresentabile in modo tradizionale senza netta distinzione fra figura, piano, edificio.



Progetti

BFL Building
Il progetto fonde un mandala e un diagramma di movimento dei cristalli liquidi, al centro si crea uno spazio stratificato non-vuoto che connette i vari sistemi dell’edificio.

Aronoff Center
Attraverso la rotazione dei diagrammi funzionali dell’intera figura all’interno del sito, si genera un edificio costituito da una serie di scatole sovrapposte non edificabili e non rappresentabili attraverso l’architettura tradizionale.

Virtual House
Generata dall’interpolazione di una serie di cubi legati da connessioni funzionali, il progetto si materializza in maniera totalmente virtuale.

Staten Island
Attraverso la torsione di una massa E. crea una sovrapposizione di strati che spezzano l’asse centrale in vari segmenti deformati attraverso la dinamica dei flussi.

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